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Veneto VentiVenti - EtNica 6

Copertina del libro
€ 28,00
Versione stampata

È stata un’occasione speriamo irripetibile: la pandemia ha obbligato all’isolamento, e il Vene- to, la terra fabbrile che mescola il canto lieve della natura al basso continuo della modernità ha dovuto chiudere tutte le porte. I cancelli d’ingresso, porti, aeroporti, autostrade, ma anche tutte le porte di casa. La Storia ricorderà cosa succedeva in quella primavera del 2020 quando ci si preparava a vedere i fiori ab- bellire le città e i colori tornare nelle campagne e sulle colline. Il mondo s’è svuotato della sua umanità. Le città sono diventate immensi rifugi di persone intrappolate e nascoste, il «dentro» e il «fuori» hanno cam- biato connotati e percentuali. Anche le distanze sono radicalmente mutate nella percezione: quella della sicurezza tra le persone, quella esterna dilatata dal vuoto. Ecco, il vuoto è stata la dimensione brutalmente e immediatamente percepita. Ma questo vuoto non ha portato solo sgomento: fin da subito ha regalato meraviglia. I luoghi costruiti dagli uomini sono apparsi nella loro essenza, esistendo di più, loro soli pro- tagonisti. La solitudine esalta tutto, a cominciare dalle percezioni: e la percezione delle nostre città vuote è stata simile a quella data dallo spazio aumentato, uno spazio che è sembrato perfino virtuale e invece era lo spazio esattamente com’è. Ma senza noi. Un’occasione irripetibile, appunto. Come poteva un fotografo non subire il fascino di una re- altà improvvisamente così nuova da sembrare inventata? Massimo Saretta, solo con la sua Leica, ha percorso la solitudine, anzi le soli- tudini delle città venete, immer- gendosi in una dimensione inu- suale della fotografia: dove nulla scappa, non c’è l’attimo fuggente, ma tutto sembra aspettare in posa. Le presenze umane sono piccoli lampi, quasi casuali, prende con- sistenza il mondo delle geometrie, dell’architettura, del disegno ur- bano e delle pietre (dalla Prefazi- one di Paolo Coltro).

F.to cm 23x23, pp. 224