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Il concetto del tempo nella filosofia classica
Dalla Grecia antica all'età imperiale

Copertina del libro
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Versione stampata

Ove è il tempo sono anche il passato e il futuro e ove questi sono anche il fu e sarà, che Platone chiama forme del tempo. Essi non convengono alle realtà intelligibili, alle quali, come insegna Platone, conviene soltanto l’è, perché sono sempre identiche e nulla perdono e nulla acquistano. Del resto l’ è che si può affermare di esse deve distinguersi da quello che si coordina al fu e al sarà, perché il primo appartiene ai veri esseri, il secondo alle cose del mondo. “Questo lavoro è, per necessità, un saggio sulla teoria delle Idee. Infatti, la relazione del mondo eterno delle Idee col mondo mutevole del divenire, implica il rapporto fra l’eternità ed il tempo; e ogni tentativo fatto per determinare la prima si riflette in una nuova interpretazione del secondo. Lo sforzo che Platone compie per spiegare il mondo del divenire significa il tentativo di dar ragione della sfera ove regna la successione temporale. La concezione del tempo offerta dal Timeo presuppone tutto lo sviluppo del pensiero platonico; e costituisce una trasformazione del tempo bruto, quale successione pura, quale mutamento indeterminato, in un ordine numericamente determinato del movimento; ma il divenire non scompare, e lo stesso Platone è costretto a riconoscere il tempo ovunque appaiano il fu ed il sarà, talchè la ricostruzione platonica naufraga contro l’irrazionalità di esso e il problema della esperienza (che è essenzialmente quello del divenire temporale) rimane senza soluzione definitiva. Non era dunque possibile studiare in Platone il concetto del tempo senza analizzare, almeno nelle linee generali, tutto lo sviluppo del suo pensiero.” In questi studi Levi ha cercato, come lui stesso dice, di procedere direttamente seguendo più da vicino possibile i testi e il suo lavoro risulta un lucido esame che consente di inquadrare la tematica del tempo in modo preciso, come elemento fondamentale della Teoria delle Idee. Il profondo esame, la coerenza di questi scritti e il loro vivo valore meritano di lasciare gli scaffali polverosi di vecchie biblioteche ed essere ancora oggi diffusi, per la conoscenza di tutti coloro che amano approfondire i grandi temi dell’eternità, dell’essere, del divenire e del tempo con quel metodo lucido e impeccabile che ha contraddistinto gli studi di Adolfo Levi e di cui ancora oggi bisogna riconoscere la maestria. Come sostiene Giovanni Reale nella sua presentazione all’opera postuma di Adolfo Levi da lui stesso curata: Il problema dell’errore nella metafisica e nella gnoseologia di Platone : “… il Levi si impose, e si impone ancora oggi, per i solidi contributi da lui dati nel campo dell’indagine della storia della filosofia. … non si accostò mai ai suoi autori con l’intento di chiedere la conferma di alcun dogma o verbo supposto infallibile, ma solo per chiedere, con il più totale rispetto, la loro parola e per saggiare il senso che poteva avere tale parola.”

F.to 17x24, Brossura, pp. 268