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PAESAGGIO E VIABILITÀ ANTICA

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L'antica Etruria Meridionale vanta una lunga storia di studi topografici, che fin dagli inizi del 1800 fu indirizzata a registrare le vestigia dei due popoli più famosi che l'abitarono: Etruschi prima e Romani poi. Nella prima metà del XIX secolo gli studi si basarono sulla ricostruzione del territorio antico, ponendo maggiore attenzione sulle opere idrauliche, la viabilità antica e i confini territoriali dei centri più importanti. Verso la metà degli stessi anni si ebbe una radicale modifica del quadro delle ricerche, quando il Ministro della Pubblica Istruzione, Ruggero Bonghi, ufficializzò la Carta Archeologica d'Italia: il progetto prevedeva il censimento della totalità dei siti archeologici, rappresentati su carte topografiche in scala 1:50000. A metà del XX secolo, lo slancio innovativo negli studi dell'area, si ebbe con il direttore della British School at Rome, Ward Perkins, che ebbe il merito di introdurre in Italia il concetto di archeologia del paesaggio. Fu a questo punto che l'Etruria Meridionale fu studiata da una équipe di studiosi tra cui archeologi, geologi, geomorfologi, geografi che considerarono i resti archeologici in stretto rapporto con il territorio e le sue risorse. Questo lavoro ha portato alla realizzazione di una carta archeologica aggiornata per volere della Soprintendenza Archeologica dell'Etruria Meridionale, nella quale si è posto come obiettivo quello di ricostruire il paesaggio antico alla luce degli studi passati e delle nuove scoperte. Parte del lavoro è incentrato anche, attraverso la stesura di schede di siti e strutture, sullo studio degli acquedotti che percorrono il territorio da nord a sud, la viabilità antica sia primaria che secondaria e Careiae, l'importante stazione di posta intermedia tra ad sextum e Forum Clodii, già rappresentata sulla Tabula Peutingeriana.

F.to 17x24, pp. 138, Ill. B/N