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Un nuovo Efesto per il IV sec. a.C. e la villa romana di Palombara Sabina - Collezione archeologica 10

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Una villa a Palombara Sabina, scavata dal 2009 dalla Sovrintendenza per i Beni Archeologici del Lazio e costruita intorno al 50 a.C. per un proprietario ancora anonimo, si articola in due settori ben distinti: il corpo residenziale e il peristilio racchiudente il giardino con un'esedra ad arco di cerchio interrotta al centro da un edificio quadrangolare. Dall’indagine del complesso è emerso molto materiale, tra cui alcune copie eccellenti di nobilia opera, parte della sua decorazione forse proprio nell'area del giardino, il cui possibile significato è indagato dagli autori. Se è molto preziosa la copia dell'Eirene di Cefisodoto anche grazie al recente rinvenimento del braccio destro (l’unico caso in cui si sia preservato), la riconsiderazione di una statua nota sin dal 1986 consente il recupero di una copia di un'opera del terzo quarto del IV sec. a.C. con alta probabilità raffigurante Efesto. Sono rare le immagini a tutto tondo di quel dio e ristrette all’Attica, e chissà che stavolta per l’originale sottostante non si possa quindi persino rischiare il nome di un grande scultore. È poi vero da tempo che non è possibile immaginare storia dell’arte migliore di quella in cui la parola “bello” non sia contemplata; ciononostante, è bellissimo (e pieno di decor), questo “nuovo” Efesto da Palombara.

INDICE

Premessa
I. LA VILLA E LE SUE STRUTTURE
II. L’ARREDO SCULTOREO E IL NUOVO EFESTO
BIBLIOGRAFIA
TAVOLE

GLI AUTORI

Zaccaria Mari, laureato in Lettere Classiche e specializzato alla Scuola Nazionale di Archeologia, è dal 1999 Funzionario archeologo presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, nonché responsabile del Servizio Restauro. Si occupa di tutela, valorizzazione e museologia nel territorio ad Est del comune di Roma. Ha condotto scavi nelle ville di Nerone a Subiaco e di Traiano ad Arcinazzo Romano, a Villa Adriana, a Tivoli (Santuario di Ercole Vincitore) e in area prenestina. Si interessa prevalentemente di topografia di età preromana e romana. È autore dei volumi della “Forma Italiae” Tibur, pars tertia e quarta (Firenze 1983, 1991) ed è stato tra i curatori del Lexicon topographicum Urbis Romae. Suburbium (Roma 2001-2008). Ha pubblicato numerosi studi relativi a popolamento e insediamenti antichi, ville, acquedotti, edizioni di monumenti. È membro del Consiglio Direttivo e redattore della rivista “Atti e Memorie” della Società Tiburtina di Storia e d'Arte.

Massimiliano Papini è dal 2008 Professore di Archeologia e Storia dell'Arte Greca e Romana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza, Università di Roma. Membro corrispondente dell’Istituto Archeologico Germanico dal 2012, ha plurimi interessi nei campi dell’archeologia greca e romana e si occupa in prevalenza di storia dell’arte antica. Oltre a numerosi e diversificati saggi su riviste specializzate nonché in cataloghi di collezioni e di mostre (come la serie delle esposizioni a Roma presso i Musei Capitolini “I giorni di Roma”), è autore di molte monografie: Palazzo Braschi. La collezione di sculture antiche, Roma 2000; Antichi volti della Repubblica. La ritrattistica in Italia centrale tra IV e II sec. a.C., Roma 2004; Munera gladiatoria e venationes nel mondo delle immagini, Roma 2004; L’Apollo di Mantova, Roma 2008; Città sepolte e rovine nel mondo greco e romano, Bari-Roma 2011; Fidia. L’uomo che scolpì gli dei, Bari-Roma 2014.

F.to 17X24, Brossura filorefe, pp. 80, Ill. B/N