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L'Etruria Meridionale rupestre Atti del convegno internazionale L'Etruria rupestre dalla Protostoria al Medioevo. Insediamenti, necropoli, monumenti, confronti

Copertina del libro
€ 29,00
Versione stampata

Uno dei territori più singolari e suggestivi dell’Italia centrale è senza dubbio la zona delle necropoli rupestri dell’Etruria meridionale. L’incontro fra opera umana, con le sue forme evocatrici e i suoi tagli a volte immani, e la materia naturale così lavorata; il fascino selvaggio dei luoghi, ancora in parte (ma per quanto?) vergini, e il contrasto cromatico tra la vegetazione e i rossi vivi e i grigi caldi del tufo: l’impressione di fantastici miraggi di città del passato che sembrano sorgere tra le macchie dell’addensarsi delle sagome delle tombe intagliate: tutto questo rappresenta una delle più tipiche manifestazioni di simbiosi fra archeologia e paesaggio, che si conoscono nella nostra penisola. Queste parole di Massimo Pallottino, il fondatore dell'etruscologia moderna, poste ad incipit del volume presentano, meglio di tante altre espressioni, il tema che viene affrontato dalla pubblicazione. Questa preziosa eredità rupestre della civiltà etrusca che non si trova in nessun’altra parte dell’Italia meriterebbe di essere riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità. Il volume che presentiamo, raccoglie gli Atti del Convegno Internazionale organizzato proprio nel cuore dell’Etruria rupestre, cioè a Barbarano Romano e Blera ed include una serie di relazioni e comunicazioni di autorevoli studiosi italiani e stranieri che trattano temi riguardanti la geologia e l’ambiente, la topografia storica, la storia, gli insediamenti, le necropoli e monumenti, l’architettura e ideologia funeraria dell’Etruria rupestre (San Giuliano, Blera, Tuscania, Norchia, Castel d’Asso, Sovana, ecc.) dalla Protostoria fino al Medioevo ma anche confronti in altre zone dell’Italia e del Mediterraneo come in Asia Minore, nel vicino Oriente e in Africa settentrionale. Nessun’altra zona dell’Etruria antica è così ricca di tombe etrusche di varia tipologia e grandezza databili fra il VII e il III-II sec. a.C. Solo qui è documentato il fenomeno spettacolare dell’architettura funeraria rupestre dal secondo quarto del VI sec. fino al III o inizio del II sec. a.C. Insieme ad altre importanti presenze archeologiche di età pre e protostorica, del protovillanoviano e villanoviano, dell’epoca storica etrusca, della fase romana, paleocristiana e medioevale. Le necropoli rupestri etrusche rappresentano senz’altro il culmine archeologico della Tuscia. Nessun’altra zona dell’Italia offre confronti validi a questo fenomeno così monumentale e impressionante al contempo dell’architettura funeraria rupestre. Le tombe rupestri etrusche sono anche l’espressione di una grande abilità tecnica ed artigianale e presuppongono un gran numero di architetti, scalpellini, scultori e operai semplici ben organizzati ed esperti nel lavoro di scavare le rocce vulcaniche per edificare intere necropoli. D’altronde le grandi necropoli rupestri riflettono anche nuove tendenze urbanistiche e sono situate spesso lungo le strade principali di accesso alla città. Le tombe – normalmente collocate in file su terrazzamenti – sono spesso ben visibili dall’altopiano della città, a significare che esisteva un continuo contatto visuale fra il mondo dei vivi e il mondo dei morti.

F.to 16,5 x 24 cm, Brossura filo refe, pp. 580, Ill. B/N