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Varlam Šalamov. Storia di un colpevole d’innocenza - Segnalato da Roberto Saviano (per leggere la recensione clicca su immagine piccola sotto copertina)

Copertina del libro
Immagine copertina del libro
€ 20,00
Versione stampata

“Leggere Varlam Šalamov mi ha cambiato la vita”. Parole di Roberto Saviano, che qualcuno può ritenere esagerato. Non io. Perché anche la mia vita è stata cambiata da quello zek-scrittore. Nel 1976 venne pubblicata da Savelli la prima raccolta parziale de I racconti di Kolyma. Lessi il libretto in due giorni: ero filocomunista quando lo iniziai, ero anticomunista quando lo terminai. Al di là della politica, contribuì a cambiare il mio sguardo sulla realtà, sull’uomo in rapporto alla Storia. Ogni pagina aveva provocato in me una ferita. Šalamov aveva spalancato le porte dell’inferno, aprendo in termini storico-politici uno scenario inedito per durezza e verità. Nasce da lì la mia predilezione per questo scrittore, artefice del vero ritratto morale del gulag: un ritratto che mandava in pezzi la mitologia politica di cui si era nutrita l’intellighenzia procomunista occidentale, che infatti lo ha duramente osteggiato. Ci sono dei libri che non parlano, gridano. Dalla loro lettura non si esce indenni. Come guide impeccabili, ti accompagnano nella terra dell’orrore estremo. E lì ti interrogano. Un libro di questo genere è I racconti di Kolyma. Vi è rappresentato non solo il lavoro schiavistico imposto dal totalitarismo comunista ma anche il male metafisico, la riduzione dell’uomo a cosa, a strumento al limite della follia e del silenzio. A Kolyma, nell’estremo nord-est siberiano, Šalamov è rimasto per diciassette anni, durante i quali ha conosciuto fatiche spossanti, fame, congelamenti. Liberato nel 1953 dopo la morte di Stalin, è stato sempre censurato e spiato. Perché voleva ricordare e raccontare: non farlo avrebbe significato tradire, anzitutto se stesso. Una vita terribile, la sua. Ho voluto scriverla perché è stata la vita derubata di un innocente. In tale senso il libro è una sorta di risarcimento etico-politico. Ma non è solo questo. E’ pure il tentativo di collocare la sua vicenda personale dentro la storia del comunismo sovietico, dentro le follie dell’epoca. Con questa (esile) speranza: far percepire Kolyma (due milioni di morti) accanto ad Auschwitz (un milione e mezzo di morti), far pensare insieme queste due tragedie del Novecento, per porre fine all’ingiustizia di una memoria selettiva a fronte di vittime egualmente innocenti. (Nota dell'Autore)

INDICE
Introduzione
I farisei della giustizia. Il gulag tra silenzio e oblio
1. – Gli anni della formazione a Vologda e Mosca
2. La prima condanna (1929). Nel lager di Višera.
3. La seconda condanna (1937). Verso la Kolyma.
4. La terza condanna (1943). Dentro la Kolyma.
5. Per non dimenticare. I racconti di Kolyma.
6. Una venerazione delusa. Il rapporto con Pasternak.
7. Šalamov e Solženicyn: due (diversi) narratori del gulag.
8. Spiato, povero, malato. Gli ultimi soprusi e la morte
Postfazione di Luciano Pellicani.
Una giusta critica ai farisei della giustizia
Nota bibliografica
Cronologia
Glossario e sigle
Indice dei nomi

PROFILO DELL'AUTORE

Luigi Fenizi è nato nel 1944 a Falerone (Ascoli Piceno). Dal 1974 al 2009 è stato Consigliere parlamentare del Senato della Repubblica. Pei i tipi di "Bardi Editore" ha pubblicato: Il secolo crudele. Dialoghi sulla violenza di massa nel Novecento (1999), Icaro è caduto. Parabola storica dell’utopia moderna (2003), La condizione assurda. Albert Camus, Il Male e io (2005), Lo specchio infranto. Sguardi, metafore, enigmi (2008).

F.to 14,5x21, Brossura filo refe, pp. 264