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In pagis forisque et conciliabulis. Le strutture amministrative dei distretti rurali in Italia tra la media Repubblica e l'età municipale - Atti della Accademia Nazionale dei Lincei CDVIII - 2011 - Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche - Memorie serie IX – vol. XXVII – fasc. 2

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La memoria di Simone Sisani affronta un tema estremamente complesso, fondamentale per la conoscenza delle strutture territoriali dell’Italia preromana e romana: il tema cioè degli insediamenti non urbani. L’argomento frequentato assiduamente nei decenni finali dell’800, con risultati considerati validi fino ad anni recenti, conosce oggi una ripresa di interesse, in particolare a seguito di importanti lavori, come quelli di Luigi Capogrossi Colognesi e di Michel Tarpin.
L’autore si propone di riesaminare sistematicamente e criticamente l’intera documentazione disponibile a riguardo, in particolare quella epigrafica, ancora non rielaborata a fondo dai recenti studi di carattere generale sull’argomento, nonostante la sua importanza cruciale.
Testo fondamentale per identificare la natura del vicus e inizio dell’analisi dell’Autore è il notissimo passo di Festo (460-461 L.), certamente derivato dall’opera di Verrio Flacco, testimonianza che da poco è possibile sfruttare appieno grazie all’integrazione della lacuna iniziale proposta da C. Letta e da E. Todisco. In esso resta però insoluta la parte in cui si enucleano due tipologie di vicus: quella dotata di res publica e quella che ne era priva. La seconda categoria comprende quindi i centri rurali non dotati di amministrazione autonoma (e quindi incorporati in municipi e colonie); la prima invece quelli che presentano un assetto istituzionale. Ora l’esistenza di quest’ultimo tipo non emerge dalla documentazione esistente: la soluzione proposta dall’Autore, confermata da argomenti convincenti e da un’esemplificazione completa, è che la prima categoria di vicus corrispondente ai fora e ai conciliabula delle leges epigrafiche, menzionati in coda all’enumerazione gerarchica dei tipi di insediamento, da considerare esauriente per la natura stessa di questi documenti: e cioè dopo coloniae, municipia e praefecturae. Nei fora si devono riconoscersi centri fondati ufficialmente da magistrati romani, in genere lungo viae publicae, mentre i conciliabula, sono semplici luoghi di riunione e di mercato per una popolazione sparsa, di formazione spontanea e spesso collegati a santuari. La diversa natura dei primi emerge dalla loro trasformazione successiva in municipia, che invece non è riscontrabile, tranne rarissime eccezioni, nel caso dei secondi… (dalla relazione di F. Coarelli, S. Panciera, L. Capogrossi Colognesi, U. Laffi)

Indice

Introduzione
Nota bibliografica
1. I due ‘genera’ di vici rurali secondo Verrio Flacco
2. I fora e i conciliabula in età municipale
3. I distretti rurali dell’ager Romanus nel III-II sec. a.C.: la documentazione letteraria
4. I distretti rurali dell’ager Romanus nel III-II sec. a.C.: la documentazione epigrafica
5. Pagi provinciali: da fenomeno coloniale ad interpretatio romana delle strutture territoriali locali
6. La prassi amministrativa in ambito paganico-vicano: funzionari, organi assembleari, atti ufficiali
7. Vici italici: il caso dei Marsi e dei Peligni
8. Vici provinciali: l’arco alpino orientale, la costa illirica e la penisola iberica tra II e I sec. a.C.
9. Il destino dei vici in età imperiale: tre casi a confronto (Trebula Mutuesca, vicus Augustanus Laurentium, Nersae)
10. Appendice i: attestazioni epigrafiche di praefecti delegati del praetor urbanus
11. Appendice ii: il lessico della comunità nella lex Agraria del 111 a.C.
Abbreviazioni bibliografiche

Indice delle fonti
Fonti letterarie
Fonti giuridiche
Fonti gromatiche
Fonti itinerarie e corografiche
Fonti epigrafiche
Fonti papirologiche

F.to 17x24, pp. 551-778, Brossura filo refe