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Degno il sepolcro, se fu vil la cuna. L’Universo poetico di Isabella Morra

Copertina del libro
€ 25,00
Versione stampata

pp. 320 (10 ill. col.) cm 17x24 rilegato in brossura
Una voce senza corpo, un nome senza volto. Questa è l’immagineche ci viene tramandata di ISABELLA MORRA, petrarchista lucana del Cinquecento, nata e vissuta a Valsinni, l’antica Favale, remoto angolo selvaggio del Materano, e ingiustamente dimenticata per quasi quattro secoli fino alla riscoperta di Benedetto Croce, che l’ha rilanciata di diritto nel panorama letterario.Tragico e commovente, il caso della “poetessa fanciulla” sembra racchiudere in sé tutti gli elementi di una trama romanzesca: dal dramma della sua forzata reclusione nel castello di famiglia alla fine violenta e misteriosa per mano dei suoi fratelli, che la uccisero nel fiore degli anni assieme al precettore e a Diego Sandoval de Castro, suo presunto amante, anch’egli poeta, marito della nobildonna Antonia Caracciolo e signore della vicina terra di Bollita, con cui l’infelice baronessa aveva intrecciato una furtiva corrispondenza epistolare. Un singolare giallo fatto d’amore, di politica, di vendetta e di morte, dal quale la Morra emerge come una figura di straordinaria attualità; un’eroina di “inchiostro” che osò sfidare, sexum superando, il grigiore delle convenzioni sociali, facendo della poesia una ragionedi vita. Difficilmente ritroviamo nei petrarchisti del Cinquecento versi così intensi e vibranti, che ci restituiscono il segno poetico di un’anima tormentata, ora disperata nella solitudine, ora felice nell’estasi mistica, ma perennemente assetata di luce e di immortalità.