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Ville della Serenissima. Il declino del Dominio da Mar e la valorizzazione della Terraferma

Copertina del libro
€ 80,00
Versione stampata

Formato: 24x32 cm - Pagine: 208 - Rilegatura: tela - 149 illustrazioni
Chi pensa alle ville venete pensa inevitabilmente a Palladio e alle sue magnifiche architetture. Il territorio veneto, però, fu apprezzato per la sua salubrità sin dai tempi antichi e per questo lodato da Marziale e Vitruvio. Oltre mille anni dopo fu Petrarca a riscoprire la quiete della campagna della sua Arquà, da lui contrapposta alle fatiche e agli affari, a volte torbidi, della città. Nei successivi due secoli l'utilizzo della campagna fuv issuto come delicato problema strategico negli equilibri tra terraferma e laguna in un'ottica e come sfida per la valorizzazione del capitale agricolo del Veneto. In Veneto, difatti, si impone la villa “alla romana”, con finalità non solo residenziale, ma anche funzionale e produttiva e Palladio, con la sua opera, riuscì più di ogni altro architetto a riproporre l'antico modello fondendo con maestria la parte padronale con gli annessi rustici e l'uso delle forme templari con l'impiego di materiali di edilizia comune. Le intuizioni di Palladio, storico e teorico dell'architettura si fondono così con l'esame delle sue più belle creazione, per poi trapassare in una breve rassegna dell'opera del suo allievo Vincenzo Scamozzi e della diffusione del palladianesimo al di fuori dei confini nazionali ed europei. Chiude il volume l'esame delle ville volute dal patriziato veneto negli ultimi due secoli della Repubblica, in cui si adottano dapprima le esuberanti forme barocche, per tornare poi a una consapevole ripresa dei modelli palladiani.