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EMMA E I CATTIVI COMPAGNI

Equipeco

Copertina del libro
€ 5,00
Versione stampata

Presentazione di Flavio de Bernardinis
48 pagine cm 10,5×17,5 carta Fedrigoni 120 gr
Qualcuno da odiare
Il sogno, oggi, non è tanto quello della politica perduta, dell’impegno e della militanza messe in mora dalla civiltà che tutto consuma e nulla fa sedimentare, nelle cose come nelle immagini. Il sogno perduto, adesso, è il concetto stesso di generazione. Il mondo contemporaneo, il mondo globalizzato ha ucciso l’idea che il fulcro di una società e di una cultura sia lo spazio storicamente attribuito alla vita di una generazione. Si appartiene a un dovere, a un’opportunità, a un’occasione. L’occasione va colta al volo. Senza sentirla dentro. Valutandola e calcolandone gli utili. E cosí non si appartiene a nulla e a nessuno. Ma si è comunque in trappola. (...) Non si tratta piú neanche della dannazione di Faust. È solo dannazione, e basta. Il racconto di Stefano Betti ci parla di un’altra forma di prigionia. Essere prigionieri di una generazione, di un tempo, di uno spirito. Lo Spirito del Tempo. Si tratta di una prigionia non meno spietata, certamente. Ma è una limitazione naturale e profondamente sentita.[...] Oggi, al massimo, si odia. Cosí, tanto per fare qualcosa. E l’odio, invece di tracciare un campo di differenze, nella vita vera e vivida, tra il buono e il cattivo, si contorce e si ritorce come un boomerang sull’individuo.[...] Anche negli anni settanta, come il racconto di Betti mette bene in evidenza, si era prigionieri dell’odio. Prigionieri però, non reclusi. I ragazzi protagonisti della storia narrata, sono indubbiamente prigionieri, e anche la loro, non meno tormentata professoressa. È un odio vivo, vero, reale, l’odio che forma una generazione. Si dice odio, naturalmente, ma si potrebbe scrivere senza esitazioni amore. I ragazzi degli anni ‘70 usciti dalla penna di Betti sono prigionieri dell’amore (prigionieri: non reclusi). Oggi, l’amore non ha una direzione precisa. Come, genericamente, si odia, oggi, altrettanto superficialmente, si ama. (Dalla presentazione di Flavio De Bernardinis) Stefano Betti è direttore d’amministrazione attualmente in servizio presso il Consiglio di Stato, Roma. Ha pubblicato Il pubblico ufficiale rogante - Funzioni, compiti e adempimenti-Guida pratica; presentazione di Francesco Garri; in appendice, Il piccolo codice dell’ufficiale rogante; Master Edizioni, Roma 2003. 2007 48 pagine cm 10,5×17,5 carta Fedrigoni 120 gr