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Anfiteatro Flavio. Edizione anastatica del manoscritto nel Museo di Roma.

Copertina del libro
€ 40,00
Versione stampata

Il manoscritto del Museo di Roma, qui riprodotto, è l’unico giunto fino a noi della ricca produzione letteraria di Carlo Fontana, il più importante architetto della seconda metà del Seicento a Roma, anello di congiunzione tra la generazione di Gian Lorenzo Bernini e quella di Ferdinando Fuga, con la quale il tardo barocco entrò in una fase di rinascita. Il manoscritto dell’Anfiteatro Flavio è un prezioso esempio della storia di un libro in formazione, dei metodi di produzione, di scelta e integrazione dello splendido apparato illustrativo e dei cambiamenti editoriali, corrispondenti all’evoluzione del contesto culturale e politico negli anni che dividono la prima stesura dell’opera e la sua pubblicazione nel 1725. La più sostanziale, tra queste variazioni, fu la scelta di invertire l’ordine dei capitoli e quindi del loro contenuto, trasferendo alla fine del volume quello che, inizialmente concepito come capitolo primo, riguardava il progetto di una grandiosa chiesa da erigersi al centro dell’arena. L’interesse per la realizzazione di questo edificio, commissionato a Carlo Fontana da Innocenzo XI e destinato alla celebrazione dei martiri cristiani sacrificati in epoca imperiale nel Colosseo, cede gradualmente il posto all’emergente cultura antiquariale che appassiona un pubblico di collezionisti e viaggiatori eruditi, suggerendo di spostare l’enfasi dal significato religioso del monumento a quello archeologico. Da questa prospettiva, sia per quanto riguardava la descrizione dello status quo, sia per l’ipotesi di ricostruzione, Carlo Fontana poteva fare riferimento ad un’ampia letteratura preesistente. Tuttavia in questo compito l’autore rivela in pieno le sue qualità di architetto barocco: quando l’evidenza archeologica diventa carente per una compiuta restituzione, Fontana procede affidandosi alle regole della logica architettonica e, come egli stesso confessa, alla libertà creativa. L’architetto offrì ai contemporanei un’immagine del più grande monumento dell’antichità che rimase valida fin quasi alla soglia dell’Ottocento e che ancora oggi, considerando lo stato delle conoscenze dell’epoca, può essere considerata un risultato particolarmente significativo. L’introduzione critica, oltre ai confronti tra il manoscritto e l’edizione stampata postuma all’Aia nel 1725, esamina l’approccio dell’autore a questa complessa tematica: come architetto di professione, come archeologo, come antiquario e come agiografo e riserva un’approfondita analisi all’attività creativa di Carlo Fontana, testimoniata dagli splendidi disegni architettonici, utilizzati per le incisioni che corredano sia il manoscritto di Roma che la pubblicazione dell’Aia, e attualmente sono conservati al Sir John Soane’s Museum di Londra.